La biologia come fabbrica

C’è un nuovo attore sulla scena della produzione sostenibile: l’agricoltura cellulare, che comincia ad emergere nel confronto tra agricoltura biologica, agricoltura convenzionale e ingegneria genetica.

L’agricoltura cellulare si basa su tecnologie collaudate e commercializzate da tempo, soprattutto in campo medico ma anche alimentare: le sue prime applicazioni, per la produzione di insulina e caglio,  risalgono alla prima metà del ventesimo secolo; attualmente si applica all’uso di biomateriali e ingegneria dei tessuti per ottenere organi artificiali (come cuore o fegato) e protesi vascolari.

Sintetizzando al massimo, l’agricoltura cellulare propone la cellula di un organismo biologico come il modello migliore di “fabbrica” efficiente ed ecologica.

Cellular agriculture
Fonte: New Harvest

L’idea è quella di coltivare cellule per sintetizzare direttamente parti commestibili, possibilmente gustose; praticamente invertendo la direzione che guida il nostro sistema di produrre cibo: coltivare piante o allevare animali, procedere al raccolto o alla macellazione e quindi trasformare la cosiddetta “materia prima”; un sistema declinabile nelle realtà più disparate in termini di dimensioni e qualità, che in ogni caso significa prendere piante e animali interi per nutrirci degli elementi che costituiscono le loro cellule, attraverso filiere complesse e considerevole impatto economico e ambientale.

Winston Churchill ha previsto e auspicato in particolare la cultured meat, o carne coltivata. Nell’articolo Fifty Years Hence (Di qui a cinquant’anni), scriveva: “Eviteremo l’assurdità di allevare un pollo intero per mangiare petto o ali, coltivando queste parti separatamente in un terreno di coltura adeguato”.

Winston Churchill
Elaborazione da una clip-art di Phillip Martin

Quell’articolo è degli anni trenta. La previsione di Churchill ha impiegato più di cinquant’anni per avverarsi, ma a quanto pare risultava piuttosto fondata.

Intanto abbiamo tempo e modo di valutare le nuove possibilità, senza rinunciare al meglio delle produzioni tradizionali. Come dimostra il caso di Illtud Dunsford, titolare di Charcutier Ltd, un’impresa di produzione di salumi da razze selezionate, allevate secondo un’antica tradizione del Galles: questo signore è sia l’orgoglioso fondatore di una ditta assolutamente tradizionale che esploratore curioso di alternative possibili.

Per un’introduzione completa sull’argomento, vedi questo articolo  a cura di New Harvest.

Biology as a factory

There is one more actor on the scene of the sustainable production: cellular agriculture. It is emerging as counterpart in the debate among organic farming, conventional farming and genetic engineering.

Cellular agriculture is based on technologies widely used and successfully commercialised, especially in the medical field but also in the food market: first applications go back to the first half of the 20th century, for insulin and rennet production; currently it applies to biomaterials and tissue engineering to create artificial organs (as hearts or livers) and vascular prosthesis.

Cellular agriculture basically takes the living cell as the best model of an efficient and ecological factory.  

The idea is cultivating cells to directly synthesise edible and tasty parts, inverting the direction that drives our food system: growing crops or raising cattle, harvesting or slaughtering, and finally transforming the “row material”; a system that can vary in terms of dimension and quality, not in the basic function: taking whole plants and animals to get the nutrients inside their cells, through complex production chains and considerable ecological impact.  

Winston Churchill predicted in particular the cultured meat, or lab-grown meat, and hoped for it: in Fifty Years Hence he wrote: “We shall escape the absurdity of growing a whole chicken in order to eat the breast or wing, by growing these parts separately under a suitable medium.” It took more time than fifty years, however Churchill’s prediction seems well founded.

Meanwhile we can evaluate the new possibilities, without giving up on our best traditional productions, according to the example of Illtud Dunsford, founder of Charcutier Ltd; this man is both the proud producer of artisan meats and also a curious explorer of possible alternatives.

For a complete introduction on cellular agriculture, see this article by New Harvest.

5 pensieri su “La biologia come fabbrica

  1. Regarding the March 1932 edition of Popular Mechanics where Winston Churchill predicts cultured meat: here is a copy 🙂

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